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Il modello ARP 2600 rappresenta il secondo prodotto creato da ARP Instruments. Fu lanciato nel 1970 e prodotto
fino al momento in cui l’impresa cessò la propria attività, nel 1981.
Il design del 2600 combinava brillantemente i concetti di modularità (per la massima flessibilità in studio, oltre
che utile a scopo didattico) e integrazione (per esecuzioni in tempo reale). Da punto di vista del funzionamento
l’ARP 2600 si rivelava completamente modulare: qualsiasi uscita poteva essere re-indirizzata a qualsiasi ingresso,
utilizzando un cavetto “patch” di collegamento. Dal punto di vista operativo l’ARP 2600 era invece uno strumento
altamente integrato, nel senso che percorsi di segnale prestabiliti da connessioni interne permettevano di creare
un’ampia gamma di suoni semplicemente agendo su attenuatori (nella forma di slider), quasi come se si stesse
utilizzando un mixer.
L’ARP 2600 si guadagnò sin da subito un’ottima reputazione, in virtù di una stabilità e flessibilità superiori a quelle
offerte dal suo diretto antagonista, il Minimoog. Oggi, sul mercato dell’usato esemplari di 2600 in buone condizioni
vengono normalmente venduti a cifre più che considerevoli, e non è ancora troppo difficile (soprattutto negli Stati
Uniti) trovare laboratori tecnici che basano la propria attività sulla riparazione, ricostruzione e personalizzazione
di questi strumenti vecchi ormai 30 anni.
Tra i musicisti rock, l’ARP 2600 è stato usato da Stevie Wonder, Pete Townsend, Joe Zawinul, Edgar Winter, Paul
Bley, Roger Powell, Jean-Michel Jarre, Mike Oldfield, Herbie Hancock, e molti, molti altri.
Il design modulare e la popolarità del proprio Manuale dell’Utente resero l’ARP 2600 uno strumento largamente
utilizzato a scopi didattici nelle scuole di musica e conservatori di tutto il mondo.
Ci sentiamo orgogliosi di potervi offrire quest’emulazione software del 2600. Divertitevi suonandolo, apprendete
utilizzandolo, ma soprattutto usatelo per creare suoni bizzarri ed originali.
1.2 Prefazione
Slacciate le cinture di sicurezza della vostra mente... TimewARP 2600 si rivelerà un’esperienza stupefacente,
esilarante ed illuminante al tempo stesso.
Creare questo manuale è stata un’esperienza altamente stupefacente, esilarante ed illuminante per me. In quanti
hanno avuto la possibilità di rivivere una vita precedente, o lavorare di nuovo ad un progetto ormai appartenente
al passato, un progetto come la ri-scrittura del Manuale dell’ARP 2600, a più di trenta anni di distanza, per
perfezionarlo e renderlo ancora migliore? È quasi come viaggiare nel tempo. Sono estremamente grato a Way
Out Ware per avermi offerto quest’opportunità.
Quando, su richiesta di Alan R. Pearlman, iniziai a lavorare sul manuale del modello originale di 2600 era il
Settembre del 1970, ed il 2600 aveva appena visto la luce. Per i primi due mesi lavorai scrivendo “alla cieca”, senza
nemmeno un modello da poter utilizzare come riferimento. E le mie prime esperienze pratiche su un sintetizzatore
risalivano solo a sei mesi prima (si trattava di un Putney VCS3).
Terminai il testo nel Marzo del 1971, Margaret Friend curò la parte grafica ed il Manuale Utente dell’ARP 2600
fu pubblicato, dando così il via a quella che sarebbe diventata un’inaspettatamente lunga carriera. Nonostante
le molte pecche dovute alla mia inesperienza — approfondimenti mancanti e veri e propri errori — il manuale
riscosse numerosi consensi. Ancora oggi, di tanto in tanto, viene menzionato con rispetto all’interno della comunità
di appassionati di sintesi analogica.
Quando, all’inizio del 2004, Jim Heintz di Way Out Ware mi chiamò per parlarmi di TimewARP 2600, era già passato
molto tempo dalle mie ultime esperienze con il 2600. E riguardo ai sintetizzatori software, ormai mi avevano
quasi stancato, nonché reso estremamente prevenuto. La mia esperienza con i software a modelli analogici
andava avanti ormai da circa dieci anni, una delusione dopo l’altra; alcuni prodotti riuscivano a distaccarsi e
creare interessanti risultati, ma certamente lontani dalle timbriche dei moduli analogici reali. Jim però era già
passato attraverso questi problemi, li aveva affrontati, analizzati e risolti. E inoltre possedeva un 2600 originale.
Il suo obiettivo era quello di ricreare esattamente quel suono, nel modo più autentico possibile, e non si sarebbe
ritenuto soddisfatto fino a che non avesse ottenuto quel risultato. Per queste ragioni è stato un piacere accettare
la sua richiesta di scrivere un Manuale Utente.
E adesso risulta anche chiaro come Way Out Ware abbia creato un nuovo standard qualitativo nel mondo della
sintesi software. Il comportamento timbrico del software TimewARP 2600 — sia considerato modulo per modulo
che nella complessità di una patch — è realmente indistinguibile da quello del sintetizzatore hardware che
emula.
TimewARP • Manuale dell’utente
Italiano
3
L’universo libero della sintesi analogica — una dimensione fatta di nient’altro che slider e cavetti di collegamento,
in un labirinto di patch in continua evoluzione — di questo trattava il corso più importante offerto dalla Boston
School of Electronic Music durante gli anni 70. E proprio questo è il mondo a cui TimewARP 2600, per tutta una
nuova generazione di musicisti, in un nuovo millennio (in parole povere, voi), offre accesso: si tratta del primo — e
credo l’unico — sintetizzatore software in grado di supportare una performance in real-time utilizzando solo gli
slider ed i cavetti patch di collegamento.
Finalmente ci siamo: ecco a voi il vostro nuovo Manuale dell’Utente, per il nuovo TimewARP 2600.
Slacciate le cinture di sicurezza della vostra mente... In quale altro modo potreste sperare di viaggiare nel tempo?
In quale altro modo potreste godere di questa esperienza unica?
Jim Michmerhuizen
Jim Michmerhuizen è l’autore del manuale originale dell’ARP 2600, nonché fondatore e direttore della
Boston School of Electronic Music.
1.3 Come è organizzato questo manuale
Questo non è semplicemente un manuale; è una guida di sopravvivenza.
Il capitolo 2 illustra i dettagli relativi all’installazione e la configurazione del software, in modo che possiate iniziare
ad utilizzarlo nel minor tempo possibile.
Il capitolo 3 offre una breve introduzione circa i termini usati ed i vari metodi di sintesi analogica classica, in modo
da poterci comprendere a vicenda per il resto del libro.
Il capitolo 4 rappresenta invece un riferimento modulo per modulo, comprendendo le “estensioni” digitali rese
possibili dal fatto che TimewARP 2600 è un software — l’espressione sonora del vostro computer — invece che
un insieme di componenti elettronici.
Il capitolo 5 non si trova all’interno di questo libro, ma è invece una collezione di patch, con annessa documentazione,
che trovate in un documento separato chiamato Patchman.pdf nel CD in dotazione (o come download da www.
wayoutware.com). Le patch ed i commenti fanno direttamente riferimento a questo manuale, utilizzando la stessa
numerazione qui adottata per capitoli, sezioni e sotto-sezioni. Alcune patch fanno parte di sequenze didattiche,
mentre altre illustrano semplicemente il significato di termini o concetti specifici.
1.4 Come utilizzare questo manuale
Probabilmente dovrete dare una rapida occhiata al capitolo 2 durante l’installazione di TimewARP 2600, in modo
da apprendere i principi basilari relativi al setup dello strumento. Dopo aver fatto ciò sarete liberi di saltare da un
punto all’altro del manuale, in base alla vostra esperienza.
Se siete nuovi al mondo della sintesi audio vi consigliamo di seguire la sequenza di patch “tutorial” contenuta
all’interno di Patchman.pdf, facendo riferimento al capitolo 3 per i vari concetti operativi e al capitolo 4 per la
spiegazione dettagliata di ciascun modulo, mentre al tempo stesso esplorate, ed imparate a controllare, la vasta
gamma di possibilità timbriche ed operative che vi offre il sintetizzatore software TimewARP 2600.
Se invece avete già un minimo d’esperienza in materia di sintesi audio potreste voler passare direttamente al
capitolo 4, per un’analisi in dettaglio delle specifiche di ciascun modulo di TimewARP 2600. Nel caso che già
conosciate ed amiate l’ARP 2600 originale, fate particolare attenzione alla sezione 4.1, dove spieghiamo quello
che è possibile fare oggi con TimewARP 2600 che non era possibile sul suo antenato analogico. Queste estensioni
rese possibili dal digitale includono funzioni di load/save della patch, ulteriori uscite VCO di onda sinusoidale,
ingresso segnale a doppio canale, connessioni automatiche di tipo Y su tutte le uscite di segnale, sedici opzioni
di micro-tuning per la tastiera (accordature alternative), sincronizzazione MIDI Beat Clock e assegnazione di
controller MIDI (con range programmabili) per tutti gli slider del pannello frontale.
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TimewARP • Manuale dell’utente
2 Requisiti di sistema, installazione, configurazione, impostazioni ed impiego
In questo capitolo troverete tutte le informazioni relative alla vostra piattaforma operativa necessarie per installare
e far funzionare correttamente il vostro sintetizzatore software TimewARP 2600.
TimewARP 2600 offre un ampio set di funzioni esclusivamente digitali che nessun sintetizzatore analogico
hardware potrà mai arrivare ad offrire. Descriveremo le più importanti all’interno della sezione 2.2.
2.1 Digidesign Pro Tools
Questa versione di TimewARP 2600 è un plug-in RTAS e può girare solo con Digidesign Pro Tools versione 6.1
o successive, sia su Apple OS X che Windows XP. Su entrambe le piattaforme i requisiti di TimewARP 2600
rispecchiano essenzialmente quelli di Pro Tools stesso.
2.1.1 Requisiti di sistema
Si tratta degli stessi requisiti necessari per far girare Pro Tools, includendo una quantità di memoria sufficiente per
soddisfare le applicazioni pratiche del software TimewARP 2600.
2.1.1.1 Spazio su disco e RAM
Il file eseguibile occupa 6.1 MBytes di spazio su disco mentre i requisiti relativi alla RAM necessaria per il
funzionamento sono gli stessi richiesti da Pro Tools.
2.1.1.2 Clock di sistema
TimewARP 2600 effettua tutte le operazioni di generazione sonora e processamento in tempo reale. Durante
l’impiego di complesse patch polifoniche ciò può portare ad un notevole carico di lavoro sulla vostra CPU. Potreste
riscontrare problemi facendo girare il plug-in con processori inferiori a 800MHz; clock di sistema superiori vi
permetteranno di ottenere più voci polifoniche e patch più complesse.
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2.1.2 Installazione
L’installazione per entrambe le piattaforme avviene attraverso una serie di sequenze standard di installazione.
Ovviamente dovrete già disporre di un’installazione di Pro Tools sul vostro computer.
2.1.2.1 Mac OS X
Inserite il CD o scaricate il programma di installazione .dmg da www.wayoutware.com. Fate doppio clic sul
programma di installazione .dmg per dare inizio all’installazione.
Se avete accettato i termini della licenza d’uso l’icona del programma di installazione di TimewARP 2600 dovrebbe
apparire sullo schermo. Fate clic sull’icona per iniziare il processo d’installazione.
Una volta completato, avviate Pro Tools e saltate al punto 2.1.3.1.
2.1.2.2 Windows XP
Inserite il CD o scaricate il programma di installazione da www.wayoutware.com. Lanciate il file di installazione
.exe.
Se avete accettato i termini della licenza d’uso seguite le istruzioni del programma di installazione.
Una volta completato, avviate Pro Tools e saltate al punto 2.1.3.1.
2.1.3 Configurazione
2.1.3.1 Strumento real-time per Performance e Registrazione
TimewARP 2600 vi permette di trasformare il vostro computer in uno strumento suonabile in tempo reale, sia per
l’esecuzione dal vivo che per la registrazione.
Per una corretta configurazione create prima di tutto una traccia audio in Pro Tools. Potrete selezionare l’opzione
mono o stereo all’interno della schermata di creazione della traccia; ciò determinerà le opzioni relative al numero
di canali offerte da TimewARP 2600 sulla traccia in questione.
Nella parte superiore della schermata mix, in corrispondenza della traccia appena creata, fate clic sul primo insert
selector (slot Insert). Scegliete il plug-in TimewARP 2600 dal menu appropriato.
Adesso create una nuova traccia, ma nella schermata di creazione traccia adesso scegliete MIDI track invece che
audio track, ed indirizzate l’uscita della traccia a TimewARP 2600.
Come ingresso( input) per la nuova traccia selezionate la vostra tastiera MIDI, e successivamente abilitate la traccia
per la registrazione. Pro Tools re-indirizzerà tutti i messaggi MIDI in ingresso provenienti dalla vostra tastiera MIDI
al plug-in TimewARP 2600.
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Se la vostra tastiera MIDI dispone di qualsiasi ulteriore dispositivo di controllo MIDI (slider, manopole, pulsanti,
ecc.), potrete assegnarli a qualsiasi slider, manopola o interruttore presente su TimewARP 2600. Per ulteriori
dettagli consultare la sezione 2.2.
2.1.3.2 Processamento di segnali audio
TimewARP 2600 può anche essere utilizzato per processare segnali audio esterni, in maniera simile ad un riverbero
o a qualsiasi altro effetto in forma di plug-in.
Per questo tipo di configurazione create una audio track o selezionate all’interno di Pro Tools una traccia già
registrata. (Se si tratta di una nuova traccia selezionate l’opzione mono o stereo all’interno della schermata di
creazione traccia; ciò determinerà le opzioni relative al numero di canali offerte da TimewARP 2600 sulla traccia
in questione).
Nella parte superiore della schermata mix, in corrispondenza della traccia appena creata, fate clic sul primo insert
selector (slot Insert). Scegliete il plug-in TimewARP 2600 dal menu appropriato.
Se la traccia in questione è mono, TimewARP 2600 sarà automaticamente configurato per ricevere in ingresso
segnali mono, con la possibilità di selezionare tra uscita mono o stereo. Se la traccia in questione è stereo,
TimewARP 2600 sarà automaticamente configurato per ricevere e trasmettere in stereo. Per una rapida verifica,
sul pannello frontale del sintetizzatore potrete osservare che il modulo preamplificatore situato nell’angolo in alto
a sinistra dispone di due canali di uscita, invece che uno.
Se state processando una traccia pre-esistente premete play sui controlli di trasporto in modo da ascoltare il
segnale audio processato da TimewARP 2600 in real-time. Ovviamente sarà necessario selezionare un’adeguata
patch di TimewARP 2600 (come quelle presenti nelle categorie Voice o Guitar Effects all’interno del gruppo Factory)
per processare correttamente il segnale audio.
Se state processando una traccia “live” abilitate la modalità di registrazione per la traccia, in modo che il segnale
audio proveniente dall’ingresso fisico venga fatto passare attraverso TimewARP 2600. Ovviamente sarà necessario
selezionare un’adeguata patch di TimewARP 2600 (come quelle presenti nelle categorie Voice o Guitar Effects
all’interno del gruppo Factory) per processare correttamente il segnale audio.
2.1.3.3 Tracce MIDI
Utilizzato come plug-in su una traccia, TimewARP 2600 può riprodurre tracce MIDI pre-esistenti.
Per ottener ciò, configurate due tracce come spiegato nella sezione 2.1.3.1: una traccia audio con TimewARP 2600
attivo come insert, ed una traccia MIDI la cui uscita è assegnata a TimewARP 2600.
Quando riprodurrete la traccia (utilizzate le funzioni di trasporto di Pro Tools per riprodurre, tornare indietro,
mettere in pausa, ecc. la sequenza MIDI), gli eventi MIDI della sequenza contenuta sulla traccia verranno indirizzati
a TimewARP 2600. Gli eventi MIDI di nota si tradurranno nella pressione dei tasti corrispondenti sulla tastiera
virtuale; i messaggi di MIDI pitch-bend muoveranno la leva di pitch-bend virtuale, mentre i messaggi di controllo
MIDI assegnati agli slider, manopole ed interruttori di TimewARP 2600 (consultare sezione 2.2) ne cambieranno la
posizione sullo schermo, e di conseguenza il valore.
2.1.4 Selezione delle Patch
TimewARP 2600 vi offre un sistema di memorizzazione ed organizzazione delle vostre patch basato su una
gerarchia a tre livelli. Tutte le Patches sono ordinate in varie Categorie (Categories), a loro volta organizzate in
Gruppi (Groups). Ciascuno dei tre pulsanti di selezione patch visualizza un menu a discesa relativo ad uno dei tre
livelli previsti da questa gerarchia.
Groups, Categories, e Patches possono inoltre essere selezionati via combinazioni da tastiera. I tasti freccia alto/
basso della tastiera del computer selezionano le Patches, quelli sinistra/destra scorrono attraverso le Categories,
e premendo il tasto Control insieme alle frecce sinistra/destra permetterà di muoversi attraverso i vari Groups.
2.1.5 Creare collegamenti patch
Usate il mouse per collegare qualsiasi uscita a qualsiasi ingresso. Muovete il cursore su un’uscita di segnale,
cliccate e mantenete premuto il pulsante del mouse mentre “trascinate” il cavo di collegamento patch all’ingresso
di segnale desiderato. Per rimuovere il cavo patch cord, trascinate uno dei due estremi del cavo, allontanandolo
dalla connessione.
TimewARP 2600 non vi permetterà di collegare tra loro due uscite o due ingressi. Se non appare nessun cavo
patch mentre trascinate il puntatore sullo schermo potrebbe significare che entrambi gli estremi della connessione
sono due ingressi o due uscite.
TimewARP 2600 consente l’impiego di connessioni di tipo Y, che permettono di distribuire un segnale di output
a più destinazioni, semplicemente mantenendo premuto il tasto Control mentre si clicca su un output a cui è già
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stato collegato un cavo. Apparirà un secondo cavo collegato al cursore che a questo punto potrà essere collegato
ad un altro input.
2.1.6 Impiego di slider e manopole
Per regolare uno slider o una manopola muoveteli trascinandoli con il mouse. Per ottenere una maggiore
risoluzione mantenete premuto il tasto Command (Apple) o Control (Windows) mentre trascinate.
Se aspettate pochi attimi con il puntatore immobile sopra uno slider, apparirà un messaggio con il valore numerico
ed il nome del parametro corrispondente.
Se disponete di un controller MIDI hardware sarà estremamente semplice assegnarlo agli slider, manopole ed
interruttori del plug-in; consultate la sezione 2.2.2.
2.1.7 Impiego della tastiera virtuale
La rappresentazione grafica della tastiera di TimewARP 2600 risponde direttamente all’azione del mouse; provate
a cliccare su un tasto, creando così un segnale MIDI di nota. Si tratta di un sistema utile mentre si sta creando o
perfezionando una nuova patch, soprattutto se non si ha una tastiera MIDI a portata di mano.
La tastiera virtuale permette inoltre di mostrare — con l’attivazione dei tasti corrispondenti — i segnali di nota MIDI
in ingresso. Potete utilizzare questa caratteristica per verificare il corretto funzionamento della vostra tastiera MIDI
esterna.
2.1.8 Funzionamento polifonico
TimewARP 2600 è in grado di rispondere ad un massimo di otto messaggi di nota contemporaneamente. Utilizzate
il menu a discesa Voices (consultare la sezione 4.1.1.2) per impostare il numero di voci desiderato.
2.1.9 Salvare e caricare le Patch
Potete salvare le vostre patch usando i pulsanti Save o Save As o caricare nuove patch attraverso il Patch Manager
(consultare la sezione 4.1 più in basso). Non esiste un limite relativo al numero di patch che potrete creare e
salvare. Per abilitare il pulsante Save, il pulsante Lock (icona a forma di lucchetto) deve essere sbloccato.
Potreste ad esempio voler creare un banco di modelli “template” di patch, contenente le configurazioni generiche
che utilizzate più spesso.
Inoltre TimewARP 2600 risponde a messaggi MIDI di bank-select e patch-select.
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2.2 Comunicazione e controllo MIDI
2.2.1 Controllo sugli slider, manopole ed interruttori
Ciascun slider, manopola o interruttore di TimewARP 2600 può essere controllato attraverso qualsiasi controller
MIDI. Se disponete di una superficie di controllo hardware, o se la vostra tastiera dispone di slider o manopole,
potrete utilizzarle per controllare qualsiasi combinazione di slider, manopole ed interruttori all’interno di una
patch.
Qualsiasi assegnazione creata verrà applicata globalmente a TimewARP 2600 — è inoltre possibile salvare le
assegnazioni indipendentemente da una patch specifica (consultare la sezione 4.1.2.1 qui sotto).
Per assegnare uno slider, una manopola o un interruttore ad un controller MIDI esterno basterà mantenere
premuto il tasto Control (Mac) o Shift (Windows) e cliccare sull’immagine dello slider, manopola o interruttore in
questione. La schermata che appare vi permetterà di scegliere se effettuare un’assegnazione globale o specifica
solo alla patch corrente.
2.2.1.1 Impostazioni globali del mapping MIDI
Potete selezionare il numero di controller MIDI immettendolo direttamente via tastiera oppure muovendo il
controller fisico sul dispositivo MIDI che desiderate usare.
Impostate la curva di risposta (response curve), la polarità (polarity), ed il range. La curva di risposta può essere
lineare, esponenziale o logaritmica. La polarità può essere diretta (direct) o invertita (inverted). Per regolare il range
(Control Range), trascinate uno dei due estremi della barra verso il suo interno. Nel caso la barra non copra l’intero
range del controller sarà possibile spostarla verso destra o sinistra, regolando così l’offset del range.
Se fosse necessario potreste anche assegnare lo stesso controller esterno a vari slider e manopole di TimewARP
2600, impostando per ciascuno differenti valori di curva di risposta, polarità e range. In questo modo sarà possibile
creare patch e configurazioni di TimewARP 2600 che consentono un alto grado di espressività, sia durante la
performance dal vivo che in studio.
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2.2.1.2 Impostazioni specifiche della patch
Oltre all’assegnazione globale di uno slider, una manopola o un interruttore ad un controller MIDI, è possibile che
gli slider e le manopole siano controllati dai parametri di velocity e/o aftertouch provenienti dall’ingresso collegato
alla vostra tastiera. (Queste assegnazioni non sono globali; vengono memorizzate direttamente con la patch).
Questi valori di controllo vengono sommati in tempo reale ai valori globali di controllo correnti, in modo da
determinare il valore finale assegnato allo slider. Grazie ad un’attenta programmazione sarà possibile ottenere il
controllo sui parametri del plug-in sia attraverso l’esecuzione sulla tastiera che attraverso le manopole/slider del
controller MIDI hardware, allo stesso tempo.
2.2.2 Selezione delle patch via MIDI
All’interno di ciascun gruppo di patch le prime 128 possono essere selezionate attraverso messaggi MIDI
standard.
Le categorie delle patch non influenzano questo sistema di numerazione. Ad esempio, se la prima categoria in un
gruppo contiene 127 patch, di conseguenza la seconda categoria avrà solo una patch disponibile per la selezione
via MIDI.
Anche gli stessi gruppi possono essere selezionati attraverso comandi MIDI di bank-select.
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3 L’arte della sintesi audio
Questo capitolo illustra i concetti — fisici, matematici e auditivi — che stanno alla base sia di TimewARP 2600 che
del sintetizzatore hardware che emula. Sarà necessario spendere alcuni minuti sottolineando le differenze tra
segnali fisici ed i suoni che udiamo in presenza di un certo tipo di segnali.
Si tratta di una differenza importante, in quanto un sintetizzatore opera soltanto con segnali — una manifestazione
fisica ben specifica. Nel momento in cui state utilizzando un sintetizzatore state generando e modificando segnali
nel tentativo (e nella speranza) che suoni di un certo interesse arrivino alle vostre orecchie.
3.1 Segnali e suoni
Un segnale è una manifestazione di qualcosa che sta avvenendo: un faro che si accende ciclicamente, la sirena
di un’ambulanza, la bandierina alzata di un arbitro, una strizzata d’occhio ad un amico. I lievi disturbi nell’aria
intorno a noi rappresentano segnali per il nostro udito; li percepiamo come rumore, come musica, come un canto,
una sirena, un grido, un ringhio, o qualsiasi altra manifestazione sonora.
Il segnale è il disturbo fisico nell’aria, il movimento del padiglione auricolare. Il suono è la vostra percezione del
segnale: “Ciao!”
3.1.1 Rappresentazione analogica e digitale dei segnali
I segnali che ci interessano in relazione alla sintesi sonora sono segnali audio: variazioni più o meno regolari nella
pressione dell’aria sui nostri padiglioni auricolari, che si ripetono secondo intervalli variabili tra 20 e 20000 volte
al secondo.
Questi tipi di segnali rappresentano processi fisici e possono essere registrati e riprodotti con relativa facilità. Una
possibilità è quella di analizzare il modello creato da queste variazioni di pressione dell’aria e ricrearlo attraverso
un altro mezzo. A questo scopo, durante il secolo passato, sono stati utilizzati i solchi di un disco per fonografo, i
campi magnetici lungo un nastro o un cavo, nonché molti altri media. La procedura generica potrebbe essere così
sintetizzata: con uno o più microfoni generare un modello elettronico delle vibrazioni nell’aria, per poi utilizzare
il segnale elettronico come guida per una testina magnetica di registrazione, un amplificatore, una macchina
per stampare vinili, ecc. Attraverso l’intero processo i segnali trattati mantengono una precisa relazione tra loro;
con l’eccezione del cambio del mezzo, da aria a voltaggio, campo magnetico o posizione della testina, i segnali
rimangono infatti identici tra loro. Persino nella loro rappresentazione grafica questi segnali appaiono identici.
Questo è ciò che viene definito registrazione analogica.
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Un altro modo per registrare questo tipo di segnali, utilizzando circuiti digitali ad alta velocità, è quello di analizzare
il segnale un certo numero di volte al secondo e memorizzare i risultati delle misurazioni. Questo è quello che
viene definito registrazione digitale.
Considerato che TimewARP 2600 non è stato costruito utilizzando circuiti elettronici, concetti come quello di
“tensione” non possono essere applicati. TimewARP 2600 è infatti un software, ovvero la manifestazione dei
complessi calcoli effettuati da un computer. Il mezzo attraverso cui venivano espressi i segnali sull’ARP 2600
originale era la pressione elettrica, misurata in volt. Il mezzo attraverso cui vengono invece espressi i segnali
di TimewARP 2600 è semplicemente una serie di sequenze numeriche. Utilizzeremo questi numeri nello stesso
modo in cui lo strumento originale utilizzava la pressione elettrica; se nel manuale originale usavamo il termine
“tensione”, oggi ci limiteremo alle espressioni “segnale” o “livello di segnale”, e per quanto riguarda le specifiche
di ciascun modulo, ricorreremo alla definizione “Volts virtuali”, o “Vv”.
3.2 Attributi del segnale
Il segnale più semplice in assoluto è quello di un’onda sinusoidale. Può essere descritto come il movimento in
avanti e indietro di un punto su un cerchio, mentre il cerchio è in rotazione. Molti dei concetti matematici relativi
alle onde sinusoidali sono basati su questa idea di cerchio in rotazione; non abbiamo bisogno di approfondire
ulteriormente l’argomento (a meno che non vogliate farlo per soddisfare la vostra curiosità) ma è comunque utile
provare ad immaginare la rappresentazione grafica di un’onda sinusoidale basica, quasi come fosse una molla
allungata.
Il movimento di un pendolo o di un diapason, ondeggiando avanti e indietro fino ad arrivare lentamente a fermarsi,
è un esempio di onda sinusoidale in decadimento.
Un’onda sinusoidale dispone di tre attributi: la sua frequenza, la sua ampiezza e la sua fase. Non presenta
nessuna ulteriore caratteristica. (Il movimento in decadimento di un pendolo o di un diapason presenta un’ulteriore
caratteristica: la quantità di energia/ampiezza che perde durante ogni oscillazione. Non si tratta, infatti, di un’onda
sinusoidale “pura”).
3.2.1 Attributi fondamentali
Immaginate un punto su questo cerchio in rotazione, in modo che mentre ruota lasci dietro di sé una scia, quasi
come fosse un aereo acrobatico. Immaginate la scia, a forma di molla allungata, e chiedetevi:
3.2.1.1 Ampiezza: quale è il diametro di questo cerchio immaginario?
3.2.1.2 Frequenza: quanto rapida è la rotazione?
3.2.1.3 Fase: dove ha inizio un nuovo ciclo?
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3.2.2 Attributi complessi
La maggior parte delle manifestazioni sonore che raggiungono il nostro udito quotidianamente è notevolmente
più complessa di una semplice onda sinusoidale. Un calcio su un bidone della spazzatura può creare un tipo di
vibrazione notevolmente più complessa di quella di un diapason.
Anche se qualsiasi tipo di vibrazione/movimento che non è un’onda sinusoidale può essere comunque analizzato
come un insieme di onde sinusoidali. Questa teoria viene chiamata Analisi di Fourier, dal nome dello scienziato
che non solo la ideò, ma che provò, matematicamente, che questo tipo di modello è sempre applicabile.
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Il concetto è valido anche nella direzione opposta: qualsiasi segnale complesso può essere costruito partendo da
un insieme di onde sinusoidali con gli adeguati attributi di ampiezza, frequenza e fase.
Infatti qualsiasi tipo di vibrazione/movimento — qualsiasi ripetizione ciclica del tipo che a noi interessa, ovvero le
“onde sonore” — può essere studiato ed analizzato secondo due differenti punti di vista:
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3.2.2.1 Forma d’onda e attributi nel dominio temporale (Time-Domain)
Qualsiasi movimento ciclico può essere rappresentato in un grafico in cui l’asse orizzontale rappresenta un
periodo di tempo e quello verticale il movimento stesso, avanti ed indietro. Si tratta della rappresentazione del
segnale nel dominio temporale:
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3.2.2.2 Spettro e attributi nel dominio della frequenza (Frequency-Domain)
Invece di analizzare il segnale come un fenomeno in movimento durante un periodo di tempo, possiamo analizzarlo
come l’insieme di componenti sinusoidali che lo formano. In questo tipo di grafici, l’asse orizzontale rappresenta
la gamma delle frequenze (invece che il periodo temporale), con ciascun componente spettrale indicato da una
singola linea verticale. L’altezza della linea indica la forza del componente su quella specifica frequenza. Questa
è la rappresentazione del segnale nel dominio della frequenza, o dominio spettrale.
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In base alla distribuzione ed alla forza relativa di ciascun componente spettrale percepiremo differenti tipi di colori
tonali legati ad un suono. “Brillante”, “piatto”, “acuto”, “sottile”, “pesante”, ecc — sono tutti termini per descrivere
le differenti caratteristiche spettrali di un suono.
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3.2.2.2.1 Serie armoniche
La rappresentazione spettrale di qualsiasi segnale periodico mostra i componenti distribuiti secondo semplici
multipli della frequenza base del segnale. Ad esempio, immaginiamo di analizzare un’onda dente di sega alla
frequenza di 110 Hz. Avrà i propri componenti a 110, 220, 330, 440, e così via.
Una semplice sequenza numerica di questo tipo viene definita serie armonica. Risulta interessante analizzare
questo risultato da un punto di vista musicale; i numeri più piccoli delle serie fanno tutti riferimento a semplici
intervalli musicali: ottave, quinte, quarte, terze, ecc.
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TimewARP • Manuale dell’utente
La maggior parte degli strumenti musicali creano spettri armonici. Alcuni strumenti hanno più armonici, altri meno,
ed esistono ampie variazioni spettrali persino sullo stesso strumento, secondo la tecnica con cui viene suonato. In
generale, qualsiasi siano i componenti spettrali, formeranno sempre una serie armonica.
Italiano
Applicato al campo della sintesi audio, attraverso l’impiego di oscillatori, genereremo toni a determinate frequenze
caratterizzati da specifici spettri armonici.
3.2.2.2.2 Serie Inarmoniche
Inarmonico, in questo contesto, significa “privo di una serie armonica”. Alcune forme d’onda non si ripetono
secondo intervalli regolari; lo spettro di questo tipo di onde sarà caratterizzato da componenti distribuiti secondo
inusuali rapporti di frequenza (non interi), o da componenti spettrali “in movimento”, che spariscono e riappaiono
nel tempo. Alcuni strumenti a percussione, come i timpani o le campane, ad esempio, possiedono componenti
spettrali inarmonici.
Nel campo della sintesi audio è possibile utilizzare specifiche tecniche di modulazione — come AM e FM — per
generare spettri inarmonici.
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3.2.3 Attributi dei segnali random
Anche un segnale completamente random, casuale — il rumore — dispone di uno spettro continuo, anche se
non è costituito da singole onde sinusoidali distribuite secondo una serie armonica, e neppure inarmonica. Lo
spettro del rumore è una serie continua di componenti di frequenza; per poter descrivere il fenomeno dobbiamo
parlare di quantità di energia contenuta in ciascuna banda di frequenza all’interno di questa serie. Uno specifico
tipo di rumore può contenere una maggiore energia sulle alte frequenze, mentre un altro rumore presentare più
energia sulle basse frequenze.
Nell’ambito della sintesi audio il rumore è un tipo di segnale particolarmente utile. Attraverso i filtri è possibile
“scolpire” lo spettro del rumore per creare praticamente tutto — addirittura anche suoni dall’altezza ben definita
(note).
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