La storia dei sintetizzatori insegna che in tempi remoti (almeno intorno agli anni ‘70), qualsiasi musicista di rispetto mostrasse
con orgoglio uno di due sintetizzatori quando gli veniva richiesto di adempiere a qualsiasi compito di sintetizzazione. Questi due
sintetizzatori erano il MiniMoog e l’ARP Odyssey e come c’è da aspettarsi, il dibattito su quale fosse lo strumento migliore infuriava
allora tanto quanto infuria oggi quello della tecnica analogia rispetto alla digitale e del Mac rispetto al PC.
Fortunatamente, per i musicisti maggiormente illuminati dell’epoca e quelli che hanno rivisitato tali strumenti negli anni recenti,
sebbene fosse chiara l’esistenza di chiare differenze distintive tra i toni e i timbri di ciascuno, risulta impossibile sostenere un
legittimo vincitore, poiché ciascuno eccelleva in specifici suoni. Erano, in parole semplici, straordinariamente differenti.
Quindi, perché l’Odyssey veniva occasionalmente considerato la correlazione scadente tra i due? In qualità di veri fanatici
dell’Odyssey, abbiamo una nostra teoria:
Innanzitutto, il nome Moog è sinonimo di sintetizzatori come Hoover lo è per gli aspirapolvere.
La seconda questione era quella del costo. Con gli attuali plug-in economici è facile scordarsi di quanto fosse costosa la tecnologia
dei sintetizzatori e che nella maggior parte dei casi un musicista poteva permettersi un solo sintetizzatore a causa di restrizioni al
budget: un Odyssey nuovo costava 1.500 dollari nel 1972!
In terzo luogo, vi erano differenze operative tra ciascun sintetizzatore, che certamente, devono essere state influenzate da entrambe
le basi culturali di Pearlman e Moog. Bob Moog aveva una solida base nelle applicazioni musicali elettroniche quali i suoi kit
Theremin, mentre il fondatore di ARP Alan R Pearlman, malgrado suonasse il piano dall’età di tre anni, vantava una formazione
che comprendeva la progettazione di amplificatori per i programmi spaziali Apollo e Gemini. È inoltre assodato che il mondo dei
musicisti gli fosse alieno e forse questo è il motivo per cui il MiniMoog presentava un aspetto più orientato ai musicisti, mentre
l’Odyssey in superficie appariva molto più “tecnico”.
Certamente gli slider calibrati in modo strano, codificati con i colori e di tipo “tic-tac” dell’Odyssey non sono stati accolti con
lo stesso favore delle manopole rotative del MiniMoog che garantivano regolazioni veloci e precise. Inoltre, con quel metodo di
controllo, il pannello frontale dall’aspetto tecnico e con l’ovvia mancanza di memorizzazione di patch, è stato puntualizzato più di
una volta come fosse pressoché impossibile ottenere due volte lo stesso suono: persino con l’aiuto di overlay del pannello frontale.
Componendo il problema, le regolazioni dell’oscillatore erano segnate in hertz e non vi era alcun tono A=440 come riferimento, che
alla fine significava che utilizzare un Odyssey dal vivo e modificare i suoni mentre lo si manteneva in sintonia era un’operazione
tutt’altro che semplice.
Infine, vi era la questione molto dibattuta delle differenze di tono. Esiste il mito popolare secondo il quale il Moog era caldo e dolce
mentre l’ARP era sottile e brillante e sebbene ci sia un elemento di verità in ciò, soltanto uno stolto potrebbe malignare su queste
differenze. Dopotutto, sono certamente queste distinzioni e contrasti di tono che sono responsabili del motivo per cui ARP, Moog,
Sequential o Oberheim sono così ben accolti e riconosciuti oggi di quanto lo fossero nei giorni felici?
Al di là delle opinioni e speculazioni, il suono dell’ARP abbinato a tutti gli attributi esclusivi ed eccentrici aggiungeva un carattere
così imponente allo strumento da farlo diventare rapidamente un classico di diritto con artisti così diversi come Joe Zawinul, Herbie
Hancock, Stevie Wonder, Jean-Michel Jarre, Ultravox, Pete Townsend, Jimmy Page, George Duke, Tom Costa e innumerevoli altri che
lo adottarono con entusiasmo. In modo analogo, osservando i programmi televisivi o i film degli anni ‘70, si può sentire il famoso
suono dell’ARP nel film Il pianeta delle scimmie, nei telefilm McCloud, Enter the Dragon, The Taking of Pelham 1-2-3, nonché in
Colombo, Kojak e Cannon, per gentile concessione dei maghi dei sintonizzatori del West Coast Clark Spangler e Jerry Goldsmith.
Quali erano esattamente le caratteristiche di quel suono? Chiunque sostenesse che fosse esclusivamente sottile non deve avere
avuto particolari capacità di programmazione:nervoso è probabilmente un aggettivo più adatto. Tuttavia, con un minimo sforzo è
possibile ricavarne anche toni caldi e corposi. In ogni caso, un’area in cui l’Odyssey risaltava rispetto ai suoi rivali era nella creazione
di effetti sonori. Vento, spiagge, bombe, sirene e ritmi “sample e hold” fuoriescono semplicemente da questo strumento e coloro
con la pazienza di armeggiare e sperimentare venivano generosamente premiati da molteplici panorami sonori che non potevano
essere ottenuti dalle creature di Moog e Oberheim. In breve, l’Odyssey aveva gli attributi, il mordente e una qualità aggressiva, che
mancava alla maggior parte dei contemporanei - cosa in realtà non dissimile a parecchi sintetizzatori plug-in!
Perché non si vede normalmente l’Odyssey sui palcoscenici e negli studi odierni come accade per i suoi rivali?
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Innanzitutto, come sintetizzatore per esecuzioni si rivela problematico: gli slider hanno il difetto di rompersi ed è molto difficile
trovare i pezzi di ricambio. Nell’uso dal vivo la sua mancanza di memorie è un vero svantaggio e, come citato in precedenza, la
modifica dei suoni in tempo reali è abbastanza complicata, anche se la stabilità dell’oscillatore dell’ARP era considerata superiore
a quella dei rivali. Inoltre, nonostante il fatto che nella metà degli anni ‘70 ARP detenesse una quota fenomenale del 40% del
mercato dei sintetizzatori negli Stati Uniti, venivano segnalati solo all’incirca 3.000 Odyssey prodotti, (in contrapposizione ai 13.000
MiniMoog) e per tale ragione, è sempre più difficile trovare ottimi esempi. Infine, per aggiungere ulteriore confusione ai potenziali
cacciatori di Odyssey, ci sono state diverse revisioni ai filtri sui tre modelli, caratteristici per il loro quadrante bianco, nero, con
scritte in oro o in arancione.
I puristi discutono tuttora su quale versione sia la migliore, ma ciò non viene trattato in questo manuale, poiché sono disponibili
parecchie risorse sul web dedicate a questo e ad altri argomenti. In ogni caso, noi della GMEDIA Music ci siamo innamorati
dell’Odyssey diversi anni fa dopo aver acquistato un MkII (nero con scritte in oro, 2813 con PPC e un filtro 4075) in perfette
condizioni. Di sicuro, la calibrazione degli slider forniva un contrasto interessante rispetto ai più moderni sintetizzatori e l’azione
della tastiera era debole - tuttavia aveva.. quel suono! Quel tono acuto, graffiante, eppure funky che una volta veniva descritto
(dichiaratamente da ARP) come il viaggio musicale definitivo. E più lo usavamo, più pensavamo di quanto, allo stesso modo di MTron, avremmo desiderato presentare questo suono a un pubblico e a un ambiente di lavoro completamente nuovi.
Entra in gioco Ohm Force, uno dei principali sviluppatori di plug-in con attitudini simili a quei pionieri dei sintetizzatori dei primi
tempi - vale a dire inventivi, avventurosi e non timorosi di offrire qualcosa di diverso, finché si tratta di qualcosa di ispirato. E a
Francoforte 2002 l’Oddity era nato (almeno sulla carta) come joint-venture tra GMEDIA Music e Ohm Force con il nome di GForce.
Il nome Oddity è stato coniato per il suo carattere unico, le possibilità di tono e l’inclinazione operativa. Questo sintetizzatore,
rivisitato come plug-in, è davvero singolare, unico nel suo genere. E mentre abbiamo fatto tutto ciò che era alla nostra portata per
ricreare fedelmente l’essenza dell’originale, abbiamo naturalmente aggiunto nuove funzioni che speriamo aiutino a trasformare un
classico d’annata in un moderno master nonché a migliorare il processo creativo.
La creazione dell’Oddity è stato un lavoro di vera passione e speriamo che chiunque lo acquisti capisca e apprezzi quanto
semplicemente unico fosse l’originale e perché, in questi giorni illuminati della tecnologia dei plug-in, tutti questi confronti con
quello vecchio siano alla fine ridondanti.
Sebbene ci siamo sforzati di rimanere fedeli allo strumento originale, ovviamente aveva senso aggiungere
funzioni supplementari. Molti di questi appaiono evidenti e sono illustrati nei punti appropriati all’interno
del presente manuale. Tuttavia, una delle funzioni di cui è opportuno essere al corrente in questa fase è la
capacità di muovere gli slider tramite il mouse.
Se si desidera muovere gli slider dalla posizione inferiore a quella superiore, posizionare dapprima il puntatore
del mouse circa a mezzo centimetro sopra lo slider, direttamente sulla cavità dello slider. Quindi, tenendo
premuto il pulsante del mouse, trascinare il puntatore lungo la cavità dello slider rilasciando il pulsante del
mouse mentre si sposta lo slider. Si vedrà lo slider spostarsi finché non raggiunge la posizione superiore. Per muovere lo slider dalla
parte superiore a quella inferiore, ripetere il processo, iniziando questa volta a mezzo centimetro sotto lo slider e fare clic e spostarlo
verso il basso. Più rapidamente si sposta il mouse, più velocemente si sposta lo slider. Tutti i movimenti possono essere registrati
all’interno dell’applicazione host.
Gli slider dell’Oddity rispondono ai movimenti orizzontali del mouse. Collocare il puntatore del mouse accanto a uno slider e
spostarlo orizzontalmente consente modifiche molto precise nei valori di parametro, con il valore esatto mostrato nella finestra
Current Parameter (Parametro corrente).
Capire Oddity
Sebbene l’Oddity non sia un vero sintetizzatore modulare, la chiave per comprenderlo è di considerare ciascuna sezione come un
modulo dentro il quale si immette un’altra “sorgente” o “segnale”’. Gli slider codificati con i colori sono anch’essi cruciali per capire
molto dell’instradamento interno e della relazione tra molti dei parametri.
Gli slider Coarse e Fine tune su VCO1, ad esempio, sono colorati in blu, e lo stesso è lo slider che determina la quantità di VCO1 che
alimenta l’Audio Mixer. Inoltre, a condizione che la forma d’onda del VCO1 sia commutata su onda quadrata (impostata mediante
l’interruttore sottostante lo slider VCO1 Audio Mixer blu), lo slider Pulse Width blu nel modulo VCO1 diventa il controller per la
modifica dell’ampiezza dell’impulso.
Per evitare confusione con il secondo oscillatore, si noterà che gli slider Coarse a Fine tube VCO2 sono colorati in verde, come lo
sono gli appropriati slider corrispondenti Audio Mixer Level e Pulse Width. Una volta comprese queste relazioni, il funzionamento
dell’Oddity diventa molto intuitivo.
AVVERTENZE:
L’Oddity è caratterizzato da una grande potenza ed è in grado di emettere suoni di estrema entità. Occasionalmente, si scoprirà
anche che non solo richiede tutta la potenzialità della scheda audio, ma potrebbe anche superarla. Si consiglia di essere cauti e di
tenere sempre d’occhio il livello dello strumento audio del sequencer.
Abbiamo cercato di mantenere il carico della CPU dell’Oddity al minimo e in condizioni di utilizzo normale non dovrebbe richiedere
eccessiva potenza di elaborazione dell’host. A causa del modo in cui funziona il modulo Sample and Hold Mixer, ogni volta che è
attivata una modulazione mediante l’uscita del Sample and Hold Mixer può esservi un aumento marcato nel carico della CPU. Ciò è
dovuto al fatto che, per farlo funzionare come lo strumento originale, abbiamo dovuto bypassare diverse ottimizzazioni. Quando si
programmano propri suoni, tenere presente ciò, se non occorre utilizzarlo, ottimizzare le prestazioni disattivandolo.
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Installazione di Oddity
Nel Master CD sono presenti più versioni di Oddity. L’installazione di Oddity può essere effettuata per qualsiasi o per tutte le versioni
tramite un unico programma di installazione, uno per Mac e uno per PC.
PC -
Introdurre l’Oddity Master CD nell’unità CD–
ROM. Dalla schermata di setup selezionate l’opzione
“Install” e seguite le istruzioni sullo schermo, inserendo
attentamente il nome utente (User Name) e i codici
di registrazione (Registration codes) ESATTAMENTE
come appaiono stampati all’interno di questa guida
introduttiva (Getting Started).
Mac -
Introdurre l’Oddity Master CD nell’unità CDROM. Fare doppio clic sull’icona GForce Oddity per
esaminare il contenuto del CD. Fare doppio clic sul file
Oddity.dmg ed eseguire il programma di installazione,
seguendo le istruzioni sullo schermo ed inserendo
attentamente il nome utente (User Name) e i codici
di registrazione (Registration codes) ESATTAMENTE
come appaiono stampati all’interno di questa guida
introduttiva (Getting Started).
Durante l’installazione assicuratevi di premere il pulsante “Next” fino alla fine della procedura.
Illustrazione del programma di installazione Mac.
Registrazione
Dedicare alcuni minuti per la registrazione in linea di Oddity all’indirizzo:
http://www.gmediamusic.com/registration/
La registrazione è necessaria per usufruire dell’assistenza tecnica gratuita.
Guida rapida
Una volta installato Oddity, selezionarlo come strumento nell’applicazione host e aprire la finestra di modifica di Oddity, ossia la
schermata principale. Oddity utilizza due tipi specifici di file; preset, suoni individuali e Preset Bank (.pbk), gruppi di un massimo di
64 preset. I Preset Bank possono essere utilizzati all’interno di Oddity su entrambe le piattaforme PC e Mac. Se un file .pbk viene
creato all’interno di un host Windows, può essere utilizzato da un Oddity in esecuzione su host Mac e viceversa. Per ulteriori dettagli
sul parametro di ciascun modulo, consultare la relativa sezione nel presente manuale.
Formati dei suoni: Mac e PC
Oddity utilizza la propria struttura di file valida tra le varie piattaforme sotto forma di Preset Bank. Tuttavia, la maggior parte delle
applicazioni offrono propri metodi di salvataggio dei suoni che possono risultare più familiari all’utente. Nel CD principale di Oddity
è inclusa una cartella denominata ‘The Oddity - Sounds’ che contiene svariati suoni Oddity nei formati pertinenti a Oddity stesso
(file .pbk), Logic di Emagic (setting) o Cubase di Steinberg (instrument).
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Preset Bank
Una volta installato Oddity correttamente, risulteranno installati anche sei Preset Bank (ciascuno contenente 64 allocazioni di
preset) nella cartella VSTPlugIns/GMEDIAMusic/Oddity dell’applicazione host.
I suoni nei primi quattro di questi sono stati progettati specificamente per Oddity. Il quinto, denominato OdysseyBank.pbk, contiene
in realtà 64 suoni ricostruiti dai modelli di patch originali di Odyssey per quei toni dal sapore retro. Infine, è presente un Preset Bank
vuoto denominato “Template.pbk”, ideale per cominciare a creare e salvare i propri Preset e, in seguito, i Preset Bank.
Ovviamente, è possibile salvare Preset in qualsiasi Preset Bank, sovrascrivendo nel processo quelli originali. Se occorre recuperare un
suono originale che è stato sovrascritto, è sufficiente copiare il Preset Bank originale sul disco rigido e selezionare questa cartella
mediante il pulsante rosso “Load” che si trova nel pannello frontale di Oddity.
Setting di Logic
Se si è utenti di Logic e si desidera caricare singoli preset di Oddity come “setting”, aprire la cartella “The Oddity - Sounds”, quindi la
cartella “Individual Sounds”. Quindi, aprire la cartella corrispondente al sistema operativo del computer e copiare la cartella “Logic
Settings” nel disco rigido.
Mediante il comando “Load Settings” in Logic, è ora possibile selezionare questa cartella per caricare qualsiasi singolo suono. Si
tratta di un buon metodo per riorganizzare i Preset Bank secondo le proprie esigenze o semplicemente per recuperare singoli suoni
che si possono avere inavvertitamente sovrascritto.
Instrument di Cubase
Se si è utenti di Cubase e si desidera caricare singoli preset di Oddity aprire la cartella “The Oddity - Sounds”, quindi la cartella
“Individual Sounds”. In seguito, aprire la cartella corrispondente al sistema operativo del computer e copiare la cartella “Cubase
Instruments” sul disco rigido. In Cubase, selezionare questa cartella e caricare qualsiasi singolo strumento Oddity.
Per finire...
Caricare un suono Oddity come “setting” di Logic o “instrument” di Cubase modifica i parametri di Oddity in quelli associati al nuovo
suono tuttavia non si noterà alcun cambiamento di nome nella finestra “Current Preset” di Oddity. Tenere presente che questo
nuovo suono verrà memorizzato permanentemente una volta salvato in un Preset e, in seguito, come parte di un Preset Bank.
Nel CD sono incluse dimostrazioni di prodotto riguardanti prodotti di GForce e Ohm Force, che vale la pena di esaminare. Queste
dimostrazioni si trovano nella cartella GForce Demos folder. Caricamento dei Preset Bank.
Caricamento dei Preset Bank.
Alla prima apertura di Oddity viene caricato il suono
predefinito “80’s Bass”, ma inizialmente appare la dicitura
“<<Click Here>>” nella finestra “Current Preset”. Facendo
clic su questa dicitura si apre un menu a discesa nel quale è
possibile selezionare uno dei 64 Preset del gruppo predefinito,
“OddityBank01.pbk”. Una volta aperto il menu a discesa,
appare un segno di spunta accanto al preset selezionato.
Per caricare un Preset Bank (.pbk) è sufficiente fare clic
sul pulsante “Load” e selezionare la cartella VstPlugIns/
GMEDIAMusic/Oddity dell’applicazione host in cui si trovano i file dei sei Preset Bank installati. Selezionare quello desiderato e
ascoltarlo in anteprima mediante il metodo illustrato in precedenza.
Capire e salvare i Preset e i Preset Bank modificati.
Oddity utilizza due tipi di file, Preset e Preset Bank (file .pbk). I Preset sono suoni singoli e i Preset Bank sono gruppi di un massimo
di 64 suoni. I Preset devono essere salvati sul disco rigido come parte di un Preset Bank.
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Salvataggio di un Preset modificato in un nuovo Preset Bank:
1. Fare clic sul pulsante “Load” e selezionare “Template.pbk”. In questo modo si carica il “Template.pbk” nella memoria di
2. Spostare l’interruttore “Memorize” nella posizione superiore.
3. Fare clic sul nome del Preset nella finestra “Current Preset” per aprire il menu a discesa dei Preset. Quindi selezionare la
4. Fare clic sul pulsante “Rename” per rinominare il nuovo Preset. Il nuove nome apparirà nel menu a discesa nella posizione
5. MOLTO IMPORTANTE. I Preset vengono salvati unicamente nella memoria RAM volatile e devono essere salvati come parte
I moduli Oddity
Controlli comuni
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background di Oddity, il Preset modificato rimane quello attivo e appare comunque nella finestra “Current Preset”.
posizione in cui si desidera salvare il Preset.
in cui è stato salvato il nuovo Preset e nella finestra “Current Preset”.
di un Preset Bank (pbk) sul disco rigido. Fare clic sul pulsante “Save” per salvare il gruppo corrente di Preset come Preset
Bank. Se non si salvano i Preset modificati in un Preset Bank sul disco rigido, questi andranno perduti quando si esce
dall’applicazione host. Assegnare un nome a scelta al nuovo gruppo, quindi utilizzarlo come base per qualsiasi nuovo Preset
che si crea. Con questo metodo è possibile creare vari Preset Bank, bassi, effetti, lead e così via.
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