UNISON RESEARCH REFERENCE AR 267 - Unison Research.pdf

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P
ur vantando un buon numero di costruttori di piccole dimensioni,
non sono molti i marchi italiani noti fuori dei confini nazionali, e so­prattutto con un fatturato estero rile­vante. Tra gli “storici” possiamo senz’altro annoverare Chario, Sonus Fa­ber ed Audio Analo­gue, ma anche due no­mi riconducibili al ma­nagement di UK Di­stribution, alias Gio­vanni Nasta, che da sempre ne è il patron. Parliamo ovviamente di Opera, che con i suoi sistemi di altopar­lanti è da molti anni un vero best-seller so­prattutto nel mercato anglosassone, e di Uni­son Research. Quest’ultima venne fondata oltre quindici anni or sono da Gio­vanni Sacchetti per produrre amplificazio­ni sia valvolari che a stato solido, ma è so­prattutto con le prime ad essere divenuta il vessillo dell’italian au­dio style in oriente, dove è conosciuta ed apprezzata forse ancor
PREAMPLIFICATORE + FINALE A VALVOLE MONO
UNISON RESEARCH
REFERENCE E REFERENCE PRE
più che in patria. In anni relativamente recenti la produzione Unison si è diver­sificata con nettezza, da un lato con la produzione ibrida valvole+transistor (con ben dieci componenti sotto questo nome, non esiste un altro “Unico” più “Multiplo” di quello Unison…), curata
dall’ottimo Leopoldo Rossetto, e dall’al­tra una linea “eso” che impiega solo valvole nei circuiti di amplificazione, affidata alla grandissima esperienza dell’altrettanto ottimo Sacchetti. I val­volari Unison visti sino ad oggi, per quanto proposti a prezzi niente affatto
ultraterreni, sono pro­dotti di classe indub­biamente elevata. Per sincerarsene basta considerare che sono tutti non solo in classe A, ma anche single en­ded, il che comporta (dal solo punto di vi­sta dei costi) la mini­ma efficienza energe­tica e la massima esi­genza di affidabilità e qualità assoluta dei tu­bi, sfruttati molto più intensamente rispetto ad un normale push­pull in classe AB. I componenti di questa prova appartengono però ad una categoria differente, perché sono dei Reference, e quan­do un costruttore con una tradizione alle spalle spende un ter­mine del genere vuol dire che ha inteso
Costruttore: A.R.I.A. Advanced Research In Audio s.r.l., Via E. Barone 4, 31030 Dosson di Casier (TV) Distributore per l’Italia: UKD, Via E. Barone 4, 31030 Dosson di Casier (TV). Tel. 0422 633547
Prezzi: Reference Euro 30.000,00 la coppia, Reference Pre Euro 15.000,00
CARATTERISTICHE DICHIARATE DAL COSTRUTTORE
Reference PRE Tipo: preamplificatore valvolare, dual mono, tre telai solidali. Valvole: 2 x 300B, 2 x
ECC82, 4 x ECC83, 6 x 6C45P. Classe di funzionamento: A pura. Ingressi: 4 linea (2 bi- lanciate), 1 tape, 2 phono. Impedenze di ingresso: 47 kohm per ingressi linea, settabile per phono. Uscite: 1 sbilanciata e bilanciata, 1 tape (attiva), 1 subwoofer (attiva), 2 ac­censione remota finali Reference. Impedenza di uscita: 500 ohm. Controllo volume: ra­dio. Potenza assorbita: 320 W max. Dimensioni: 415 mm, 560 mm, 210 mm. Peso: 35 kg approx.
Reference Tipo: amplificatore finale monofonico valvolare. Valvole: 4 x 845, 1 x ECC83, 1 x ECC82. Classe di funzionamento: A pura. Ingressi: 1 sbilanciato, 1 bilanciato, 1 accensione re-
mota da Reference PRE. Impedenze di ingresso: 47 kohm sbilanciato, 10 kohm bilancia­to. Uscite: 4 ohm e 8 ohm bi-wiring. Potenza di uscita: 80 W. Impedenza di uscita: 4 ohm e 8 ohm. Potenza assorbita: 400 VA max. Dimensioni: 490 mm, 775 mm, 285 mm. Peso: 85 kg approx.
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esprimere il massimo delle proprie capa­cità progettuali e realizzative, senza vin­coli di costo.
Esterno
Quando gli Unison Reference sono stati presentati al sottoscritto, in occasione
dell’ultimo Top Audio, ammetto di es­sermi trovato un po’ nell’imbarazzo: quali fossero i finali monofonici era piuttosto chiaro, ma perché a pilotarli era un integrato con le 300B come fina­li? Il finale Reference era un booster cui fornire qualche watt su medie impeden­ze, oppure nella saletta UKD il vero pre
era nascosto altrove? Dopo qualche mi­nuto di silenti “annuizioni”, è risultato chiaro che l’intento era quello di ottene­re una capacità di pilotaggio molto ele­vata ed una impedenza d’uscita molto bassa: obiettivo non semplicemente centrato ma bensì del tutto demolito, se si considera che sugli RCA di uscita la “zavorra” resistiva non eccede i 2 ohm (esistono finali valvolari con impedenze analoghe…) e che abbiamo potuto rile­vare uno spettro a 30 volt efficaci in cui la distorsione risulta ancora ben mode­rata. Il Reference Pre sembra proprio un oggetto di potenza, non solo per le miti­che finali, ma per le imponenti dimen­sioni d’insieme e la massa, pari a 30 chi­logrammi, come anche per i notevoli to­roidali blindati di alimentazione. Questi svettano da fori praticati in un pannello di acciao inox, materiale scelto, oltre che per le doti meccaniche e di inaltera­bilità, anche per le proprietà amagneti­che e la modesta conducibilità termica, utile ad ostacolare verso il basso la pro­pagazione del notevole calore prodotto dalle valvole. Anche queste, come ben osservabile nelle foto, sono innestate in fori praticati in un altro pannello di ac­ciaio accuratamente ricurvato. L’insie­me di legno raffinatamente tornito, su­perfici in acciaio, alluminio dei dissipa­tori di alimentazione e coperture in ver­nice antigraffio, come pure l’inusitato sviluppo dimensionale in profondità ed a profilo variabile, definisce un’archi­tettura originale e dal nostro punto di vista molto elegante, del tutto inconfon­dibile in un panorama concorrente che in media spazia dal sovietico allo spar­tano. Altro elemento a forte connotazio­ne è costituito dalle manopole, pure queste in acciaio tornito ed alquanto slanciate, tra le quali ovviamente spicca quella di volume, che pesa un intero chilogrammo ed ha persino imposto di ricorrere ai cuscinetti a sfera per la so­spensione. Dal punto di vista operativo il Reference Pre è un preamplificatore con uscite bilanciate e sbilanciate, da se­lezionare mediante uno switch interno, cui allacciare un registratore ed altre quattro sorgenti sbilanciate ad alto li­vello, per due delle quali è prevista però anche la duplicazione bilanciata. Gli ingressi fono sono pure due, e per ciascuno può essere settato un livello di guadagno (alto-basso, differenziati di circa 10 dB) e più valori di resistenza e capacità tramite due switch a quattro posizioni su ciascuna presa. È presente anche un’altra coppia di uscite a pin RCA, bufferizzate internamente ed utili ad esempio per pilotare un subwoofer amplificato. Chiudono la dotazione di input/output due prese ausiliarie da connettere ai finali, per accendere gli
Lato inferiore del finale Reference. Ogni monofonico impiega due trasformatori di alimentazione da
400 VA, per un totale di 16 secondari.
I morsetti di uscita consentono il bi-wiring su ambo i valori di impedenza nominale previsti
(4 ed 8 ohm).
UNISON RESEARCH REFERENCE E REFERENCE PRE
UNISON RESEARCH REFERENCE E REFERENCE PRE
stessi in modalità automatica ed asin­crona, onde limitare lo stress sulla rete luce. I finali Reference sono naturalmente an­cor più imponenti e mettono in bella evidenza i tubi di potenza, quei grandi triodi 845 che proprio la Unison ha in­ternazionalmente imposto come valvola per amplificazioni del massimo calibro. Una caratteristica inconfondibile di questo componente è la rapidità con cui il filamento entra in temperatura e la notevole luminosità emessa, tanto alta da poter tranquillamente evitare di ac­cendere la luce in un ambiente ove suo­nano una coppia di Reference. Altro elemento abbastanza inutile nelle stesse condizioni è una stufa di riscaldamento, essendo circa 800 i watt dissipati sia in assenza di segnale che a piena modula­zione dato il funzionamento in classe A e lo schema single ended. In termini di collocazione ambientale è bene tenere anche presente che il calore di un classe A valvolare si percepisce prima e più facilmente rispetto a un componente a stato solido di potenza anche ben mag­giore, a causa del più alto rapporto tra emissione infrarossa e calore rilasciato convettivamente. Come il pre dispone di uscite a polarità singola e doppia, co­sì il finale accetta segnali di ambo i tipi e con pressoché identici valori di sensi­bilità, mediante prese commutabili con un deviatore a levetta. I livelli di impe­denza di carico previsti in uscita sono due, 4 ohm ed 8 ohm, ed i morsetti sono sdoppiati per poter attuare un corretto bi-wiring. Dal punto di vista tecnico oc­corre annotare che in un componente caratterizzato da una impedenza d’usci­ta dell’ordine dei decimi di ohm il dop­pio o multiplo cablaggio non offre van­taggi consistenti in termini di riduzione delle autointerferenze, ma la possibilità di “specializzare” i cavi di potenza, an­che alla luce di quanto recentemente emerso nelle nostre sperimentazioni, crediamo rappresenti una tentazione cui nessuno dei potenziali utenti dei Reference vorrà sottrarsi.
Tecnica
Ad usum dei neofiti ricordiamo che un amplificatore qualificato come “single ended” utilizza uno stadio di uscita asimmetrico rispetto al riferimento me­diano di tensione. Un lato di questo sta­dio è quello che modula il segnale con un componente attivo (tubo o transi-
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Il lato inferiore del Reference Pre. Nonostante la grande complessità circuitale e la pratica impossibilità di impiantare una effettiva produzione di serie, la realizzazione risulta razionale e priva di ripensamenti. Notare gli zoccoli ceramici delle 300B.
L’ingresso fono è collocato su una basetta sospesa, ovviamente allo scopo di minimizzare la trasmissione delle vibrazioni. L’anello semichiuso che circonda il triodo d’ingresso, di gran lunga il più esposto alla microfonicità, ha scopo analogo rispetto alla tendenza risonante del vetro dei tubi.
stor), l’altro è totalmente passivo e può essere costituito da una resistenza nel caso si operi a livello di segnale (come in un pre), da un pozzo di corrente o da un trasformatore, e queste ultime sono le soluzioni praticamente obbligate nel caso di un amplificatore di potenza per­ché non sottraggono corrente e potenza
modulata alla già ridotta corrente mo­dulabile, pari esattamente alla corrente di riposo (da cui l’obbligo di lavorare in classe A). Il pozzo di corrente, rarissi­mamente usato con lo stato solido, nel caso di un finale a valvole rappresente­rebbe un “lusso” tangente alla follia, perché raddoppierebbe quasi i costi
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Amplificatore finale a valvole Unison Research Reference. Numero di matricola TB1545
CARATTERISTICHE RILEVATE
Preamplificatore Unison Research Reference Pre. N. di matricola 380011
CARATTERISTICHE RILEVATE
Caratteristica
di carico
limite
(uscite 4 e 8
ohm)
Spettro 0/20
kHz di un
tono puro da
1 kHz
(livello 1
watt su 8
ohm)
Spettro 0/20
kHz di un
tono puro da
1 kHz
(livello 70
watt su 8
ohm)
Andamenti
distorsione/f
requenza
(potenze di
prova 1, 10 e
70 watt su 8
ohm)
Risposte in
frequenza in
banda
10/100.000 Hz
(potenze di
prova 1, 10 e 70
watt su 8 ohm)
Risposte in
frequenza
rilevate su
2/4/8/16 ohm a
parità di tensione
applicata
all'ingresso
(livello di uscita
pari ad 2.83 volt
sul carico da 8
ohm)
Misure effettuate utilizzando l’ingresso sbilanciato e l’uscita “8 ohm”, se non diversamente specificato
Sensibilità: 1.34 V (ingresso bilanciato) (per 70 W su 8 ohm, uscite 8 ohm) 1.29 V (ingressi sbilanciato)
Impedenza d'ingresso: 186 kohm, 170 pF (ingresso sbilanciato)
9.9 kohm, 510 pF (ingresso bilanciato)
Rapporto S/N pesato "A": 91.6 dB (ingresso sbilanciato)
115.2 dB (ingresso bilanciato)
INGRESSO CD1 sbilanciato Impedenza: 44 kohm / 110 pF. Sensibilità: 86 mV (per 1 volt in usci­ta). Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 4.8 µV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 91.2 dB
INGRESSO CD1 bilanciato Impedenza: 34 kohm / 530 pF. Sensibilità: 88 mV (per 1 volt in usci­ta). Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 6.1 µV. Rapporto segnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 93.0 dB
INGRESSO FONO (high gain)
Impedenza: 40 kohm / 185 pF (carico massimamente leggero). Sen­sibilità: 169 µV (per 1 volt in uscita). Tensione di rumore pesata "A" riportata all'ingresso: terminato su 600 ohm, 0.73 µV. Rapporto se­gnale/rumore pesato "A": terminato su 600 ohm, 76.5 dB
Tritim 20 test ingres-
so MM High (trattato
come MC)
USCITA PRE
Impedenza: 2 ohm (uscite sbil.), 375 ohm (uscite bilanciate)
USCITA TAPE
Impedenza: 4960 ohm
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Risposta in frequenza
(ingresso fono)
Sbilanciamento dei canali
(in funzione dell'attenuazione di volume, da 0 a -80 dB)
Dopo le preliminari verifiche di corretto funziona­mento dei componenti, in genere i test degli ampli­ficatori di potenza iniziano con il carico limite. In questo caso non ci aspettavamo una performance particolare, perché la struttura single ended confina intrinsecamente la massima corrente erogabile, e tale limite si somma a quello intrinseco di accelera­zione degli elettroni (ovvero di massima corrente) proprio dei tubi. Il finale Unison Reference ha però provveduto prontamente a smentirci, producendo curve di CCL molto buone rispetto a qualsiasi altro valvolare e probabilmente le migliori nell’ambito dei finali che amplificano la potenza con un solo ramo. Con ambo le uscite le CCL per segnale continuo ed impulsivo viaggiano molto vicine e salgono con consistente pendenza fino al modulo nominale, lad­dove (ovviamente, ma va lodata la conformità al modello teorico) si instaura una condizione di limi­tazione a corrente costante. A ciò va aggiunto che
la potenza effettiva è superiore del 50% a quella di targa, e che il limite di distorsione con cui il test è stato condotto valeva l’uno per cento (il minimo ap­plicato finora per questa tecnologia). Tradotto in termini pratici, ciò significa che la capacità di pilo­taggio disponibile è consistente e molto superiore a qualsiasi finale similare visto fino ad oggi, il che consente di impiegare i Reference anche con alto­parlanti relativamente poco sensibili. La risposta in frequenza sulla uscita 8 ohm è ben piatta in banda udibile per un’ampia escursione di valori di impe­denza, e presenta una risonanza accentuata ad 80 kHz solo con moduli di carico elevati, associata però ad un fattore di merito molto alto, ovvero as­sai stretta; è un risultato notevole, tenendo presen­te che un trasformatore per single ended, e di que­sta potenza, impone di risolvere problemi enorme­mente maggiori rispetto ad un “semplice” push­pull. Anche la risposta in potenza conferma la bontà degli stadi di uscita: all’aumentare della po­tenza erogata la risonanza ultrasonica tende a spa­rire, mentre in basso la risposta si “accorcia” solo sotto i 30 Hz. Anche riguardo al contenuto spettrale non c’è nulla da eccepire, salvo la presenza, nel ca­so di utilizzo dell’ingresso bilanciato, di una certa intrusione di residui di carica dei condensatori, ben rilevabile nel rapporto segnale/rumore (peraltro molto elevato con l’ingresso sbilanciato). L’ordine prevalente a basso e medio livello è il secondo, ma seconda e terza armonica tendono ad appaiarsi a potenza elevata; inoltre, com’è normale, gli ordini inferiori tendono ad arricchirsi quando la potenza sale, mentre quelli di ordine alto tendono a scema­re, seguendo un comportamento opposto a quello tipico. Anche la distorsione totale rispetto alla po­tenza ha l’andamento atteso, poco variabile e relati­vamente poco pendente nella zona di saturazione. Il regolatore di volume del pre manifesta la sua classe non tanto in termini di assoluta uniformità fi­no all’estremo di misura, che può essere ottenuta solo per mera casualità oppure ricorrendo a regola­tori digitali, quanto per l’omogeneità della curva nel tratto di tipico utilizzo, ovvero da 0 a -50 decibel, laddove la differenza di amplificazione tra i canali non supera 0.3 decibel (3.5% in scala lineare). Pu­re la sezione di uscita si distingue da quella di altri valvolari, non tanto per un massimo livello enorme­mente maggiore del minimo necessario quanto per una impedenza interna quasi da finale sulle uscite sbilanciate; bassa è pure quella delle uscite bilan­ciate, ma nella norma, mentre il valore del tape è piuttosto elevato. Gli ingressi ad alto livello hanno sensibilità alta e parametri di interfacciamento cor­retti, nonché risposta lineare per qualsiasi posizio­ne del volume. Il loro rumore non è molto basso in termini relativi, ma lo è comunque in assoluto, ov­vero risulta praticamente impercepibile in ogni con­dizione. L’ingresso per fonorivelatore è invece si­lenzioso se usato con testine MM in modalità ad al­to guadagno, laddove presenta in effetti una conno­tazione da moving coil, dato che la sensibilità risul­ta pari ad appena 169 microvolt per volt di uscita. Si tratta in realtà di un fono ad “ampio raggio”, da­to che presenta una massima tensione d’ingresso pari a 35 mV, non elevata per un MM ma enorme per un MC, ed infatti l’adattamento alla natura del fonorivelatore avviene non usando prese differen­ziate bensì adattando i parametri d’ingresso con opportuni switch. La natura integralmente passiva della deenfasi emerge dalla tritim fono, eseguita co­me se questo fosse un MC: i 7 millivolt equivalenti massimi accettati potrebbero sembrare pochi, ma occorre ricordare che una RIAA passiva satura in modo del tutto diverso da una attiva, perché le componenti armoniche sono sottoposte ad una fil­tratura passa-basso. La deenfasi è accurata, i due canali sono perfettamente sovrapponibili e la mas­sima deviazione dalla curva standard è minore di 1 decibel.
Fabrizio Montanucci
Risposta in frequenza
(ingresso CD1)
senza quasi benefici, salvo quello (pe­raltro non certo da poco) di poter im­piegare un trasformatore di uscita da fi­nali push-pull, ossia non gravato da una elevata corrente e magnetizzazione di riposo. Sui motivi per i quali si ricor­re al single ended si potrebbe discutere a lungo (e largamente se ne è infatti di­scusso sin dal lontano passato dell’alta fedeltà), qui accenniamo solo al fatto che uno stadio del genere, per la sua in­nata asimmetria, tende a produrre di­storsione asimmetrica, ovvero pari, ov­vero eufonica sui primi due ordini (se­conda e quarta armonica). C’è poi an­che chi (Nelson Pass, ad esempio) valu­ta più filosoficamente che “la natura è asimmetrica” (c’è ad esempio un limite alle pressioni acustiche negative, men­tre lo stesso non vale per le positive), e non si vede quindi perché la simmetria dovrebbe essere prediletta negli ampli­ficatori. La classe A asimmetrica del
Il triodo a riscaldamento diretto 845, che
potremmo vedere come “fratello maggiore” del
più famoso triodo a riscaldamento diretto 300B
usato nel pre. Il modello 845 è stato reso famoso
proprio dalle realizzazioni Unison, tra le quali il
modello Absolute 845.
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single ended impone inoltre un altro handicap: il dimezzamento del rendi­mento energetico rispetto a quello già basso di un classe A. In teoria non si può superare il 25% a piena potenza, in prati­ca non si raggiunge il 20%: per questo ogni finale Reference deve dissipare 4 volte la potenza che può erogare e deve adottare un parallelo di 4 triodi a riscal­damento diretto del tipo 845. Circuitalmente, il preamplificatore impie­ga 18 triodi di segnale ed una coppia di triodi di potenza 300B. Lo stadio di linea, riportato nelle figure a corredo, monta in ingresso un triodo 6C45P, ben noto per il contenuto rumore. Questo pilota in AC i due doppi triodi di una ECC83, messi in parallelo per pilotare anodicamente e con la minima impedenza il triodo di uscita 300B usato ad inseguitore catodico, ovve­ro a guadagno minore dell’unità. I primi due stadi sono i soli ad amplificare in ten­sione, e dato il guadagno di anello fissato dalla rete di reazione portano il fattore di controreazione ad una cinquantina di dB. Il fono adotta invece la configurazione esoterica per antonomasia, ovvero la RIAA passiva: un primo stadio lineare realizzato ancora con un 6C45P, configu­rato per il massimo guadagno, pilota in AC una rete di deenfasi che implementa la correzione RIAA con un errore massi­mo inferiore ad 1 dB. L’uscita di tale rete pilota uno stadio di recupero del guada­gno ancora a 3 stadi e concettualmente si­mile all’amplificatore di linea, ma con un lato di ECC83 al posto della 300B. L’op­zione di modifica del guadagno è attuata sull’uscita della anti-RIAA con un parti­tore resistivo di 2 resistenze di valore ele­vato (390 kohm), il che spiega l’aumento di rumore osservato sfruttando questa modalità. Lo stadio di volume è realizza­to con un potenziometro ALPS della stir­pe più nobile, la serie “HQPRO for Au­dio”, e la sua impronta è stata ben rileva­ta anche nel corso dei test di laboratorio, come descritto nella relativa sezione. Il fi­nale Reference è basato su un impianto a 3 stadi in cascata, accoppiati in alternata. Il primo costituito dal parallelo dei due stadi di una ECC83, il secondo da un ana­logo parallelo di ECC82, ed il terzo dal quadruplo parallelo dei triodi finali, cia­scuno dotato di un autonomo circuito in grado di rendere immune la (criticissima) corrente di polarizzazione rispetto alla mutazione dei parametri conseguente all’invecchiamento. Un elemento franca­mente inaudito, ma descritto quasi con nonchalance nella documentazione che abbiamo potuto esaminare, riguarda la stabilizzazione della tensione anodica an­che delle finali: 900 volt regolati con uno stabilizzatore a mosfet! Se non è un re­cord, in quasi trent’anni dedicati all’au­dio chi scrive deve essersi perso qualcosa
Finale Reference, stadi di ingresso. I triodi di uscita sono asserviti a stabilizzatori indipendenti
di bias, necessari per compensare le variazioni dei parametri nel tempo.
Reference Pre, stadio fono. Notare la prima amplificazione lineare, la RIAA passiva ed il
successivo amplificatore a 3 stadi di recupero del guadagno.
Reference Pre, stadio di linea.
L’ASCOLTO di Marco Cicogna
Il pre e i grandi finali monofonici a tubi di Unison Research hanno soggiornato abbastanza a lungo da consentirci l’abbinamento con diversi importanti sistemi di altoparlanti presenti nella nostra redazione. È un’opportunità preziosa per valutare diverse combinazioni, cimentandosi con un paio di pezzi d’autore che spaziano da un genere all’altro nell’ampio panorama dei diffusori. Si tratta delle B&W 801 e delle nuovissime Quad elettrostatiche, trasduttori tra i più corretti, trasparenti e musicali oggi disponibili a qualunque livello di prezzo. Non è mancata anche la prova con le ben più economiche Wharfedale che trovate in prova proprio in questo numero, a dimostrare che una valida amplificazione nobilita l’emissione di ogni sistema di altoparlanti. Il lettore CD/SACD della tedesca T+A ha permesso inoltre di impiegare il miglior software attualmente disponibile e le più recenti emissioni in SACD. Qui siamo certamente ai vertici della tradizione valvolare del costruttore veneto, una realizzazione senza compromessi di cui avevamo avuto notizia lo scorso gennaio a Las Vegas e che era stata annunciata già nell’incontro stampa Opera-Unison nel 2005. In termini quantitativi la potenza che appare disponibile è elevata in relazione al tipo di circuitazione. Molto buona la capacità di pilotaggio di un carico tradizionalmente impegnativo come quello offerto dalle Quad. Con le grandi e generose 801 l’emissione è in grado di riempire di suono la sala d’ascolto, offrendo un buon impatto anche con i generi più esuberanti e anche con quegli impegnativi segnali impulsivi a bassa frequenza (leggasi grancassa) che la musica da me preferita contiene e quindi esige. L’impostazione sonora conserva l’impronta sensuale e raffinata di altre importanti macchine a tubi della Unison da me ascoltate nel passato. Nel seguire il contenuto sonoro nella sua ricchezza armonica, nel configurarne in modo attendibile lo spessore timbrico, nel rendere plausibili e non affettati i più minuti contrasti dinamici, questi Unison appaiono ai massimi livelli. L’impostazione non si concede la facile tentazione del “tube sound” a tutti i costi, quella un po’ ruffiana e pur piacevole “colorazione” (veniale colorazione, s’intende) che caratterizza alcune realizzazioni valvolari e il cui tipo di suono si fa immediatamente identificare proprio per la presenza dei tubi termoionici. Il primo contatto con i Nostri racconta semmai di trasparenza, luminosità, notevole flessibilità nel modulare la gamma bassa,
che appare autorevole sin nella prima ottava. C’è quasi la graniticità dei grandi sistemi a stato solido, così come si evidenzia il buon smorzamento che controlla in modo egregio non soltanto la sottile membrana delle Quad ma (e tanti ci hanno lasciato le penne) il grande woofer da 15 pollici delle B&W, bestia da domare senza mezzi termini. C’è un’innata passione per il dettaglio, nel caratterizzare senza alcuna enfasi lo smalto dei diversi strumenti. Archi, legni e ottoni sia da soli che nelle più ampie sezioni che compongono la ricca tavolozza di un’orchestra sinfonica si presentano con il giusto equilibrio tra consistenza e rifinitura, non mancando di risultare solidi e quasi potremmo dire “tridimensionali” soprattutto nei toni fondamentali. È il caso ad esempio del clarinetto protagonista del sublime concerto di Mozart, che qui ha il sapore del vero legno, un brunito antico che soprattutto nella particolarissima prima ottava di questo strumento risulta attendibile e affascinante al tempo stesso. Sulla stessa linea un classico dei nostri ascolti come la “Watermusic” di Händel (Hyperion), con una raffigurazione corretta ma non insipida di una vasta gamma di strumenti originali. Archi piacevoli nella consistenza, leggero il fraseggio dei violini, che mai risulta aguzzo e tagliente, nemmeno andando in su con il volume; in buona evidenza anche la linea del basso, affidata a pochi violoncelli e un solo contrabbasso con il ruolo di sostegno ritmico e armonico. Grande, come nelle migliori occasioni, il fascino dei corni che questa partitura porta per la prima volta sul suolo inglese, rotondi, avvolgenti, con armoniche che si innalzano sicure anche nei momenti in “forte”, quando la scena sonora ampia e voluminosa si riempie del loro suono. Un classico pianistico come gli “Studi” di Liszt nel doppio formato SACD/DVD-Audio prodotto da AUDIOREVIEW con la Velut Luna di Padova esibisce uno strumento omogeneo in tutta l’estensione della tastiera; liquida la gamma centrale, con accordi esibiti con la naturale trasparenza di un reale ascolto a pochi passi di distanza. Interessante il “peso specifico” del settore basso del pianoforte, che Liszt sollecita con forza e che questa straordinaria incisione ripropone senza mezzi termini. Un risultato di classe anche con la resa delle voci, con un Rossini cantato dalla Bartoli privo di alterazioni cromatiche con acuti perfettamente stagliati al centro della scena sonora.
di importante… Potremmo continuare a lungo, ma la descrizione sarebbe sempre alquanto “corta” rispetto ai contenuti di questi amplificatori Unison. Basti pensare che i circuiti del solo preamplificatore so­no collocati su ben venti diversi stampati, e che la stampa dello schema elettrico neppure integrale (mancavano gli stadi con le 845) ha richiesto oltre 50 fogli for­mato A4. Per quanto riguarda il livello della componentistica e la sua utilizzazio­ne, crediamo che basti un’occhiata alle fo­tografie per valutare che può solo dar adito ad applausi ed ovazioni.
Conclusioni
Un “Reference” costa intrinsecamente una fortuna, e questa è una regola che non è mai stata smentita. In alcuni casi, in passato, veniva però spontaneo chiedersi cosa poteva giustificare prezzi da iono­sfera e risultati o costruzioni da troposfe­ra, che non fosse la realizzazione pura­mente manuale in quantità da supercolle­zionista. Non è davvero questo il caso de­gli Unison Research, che riteniamo abbia­no tutti i requisiti per diventare un nuovo flagship dell’elettronica audio italiana nel mondo.
Fabrizio Montanucci
UNISON RESEARCH REFERENCE E REFERENCE PRE
UNISON RESEARCH REFERENCE E REFERENCE PRE
AUDIOREVIEW n. 267 aprile 2006 51
Quando un ingresso del Reference Pre viene selezionato, tutti gli altri vengono isolati dalla struttura
anche sulla massa, tramite una catena di doppi relè. Pochi altri costruttori hanno fino ad ora
implementato questa soluzione, che elimina i loop di massa conduttivi legati alla tipica molteplicità
degli allacciamenti tra le varie apparecchiature.
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